Esistono diverse ragioni che ci spingono a imparare da zero una nuova lingua. Magari ne abbiamo bisogno per questioni di lavoro, perché desideriamo ottenere una promozione o – di questi tempi – un nuovo lavoro che ci risollevi finanze e stabilità (economica e mentale). Altre volte, invece, subiamo talmente tanto il fascino di una cultura che imparare a parlarne la lingua diventa quasi inevitabile.

Di solito basta poco per fare i primi passi in una lingua straniera: si imparano i saluti, qualche pronuncia particolare – tipo le dieresi del tedesco o l’aspirazione della j in spagnolo – alcune parole e…via! Siamo già entrati nel mondo della lingua che vogliamo imparare. Certo, lo studio di ogni lingua richiede passione e (tanta) pazienza, ma solitamente i primi risultati si vedono subito.

Ciò non accade sicuramente con le cosiddette lingue click o khoisan. Parlate da una minoranza (pur se non ristretta) di individui del Kalahari (Africa sudoccidentale) e in alcune zone della Tanzania, queste lingue sono famose – sempre per chi le conosce – per la presenza di alcune consonanti prodotte dai nativi facendo schioccare la lingua contro il palato o contro i denti con diversi movimenti.

Esistono più di 100 consonanti che per i parlanti suonano come le nostre “b“, “c” o “d” e con cui costruiscono le proprie sillabe e parole, ma che per  noi europei suonano in modo bizzarro e indistinto, quasi come il “no” schioccato in bocca tipico dei dialetti siciliani, rendendoci quindi estremamente complicata la corretta pronuncia e la comprensione di questa lingua. Chi ascolta questi suoni per la prima volta, infatti, rimane normalmente sconcertato ed esterrefatto.

Come si pronunciano, quindi, queste consonanti click? Proviamoci insieme: socchiudete la bocca, aspirate l’aria dalla bocca a pieni polmoni e riapritela subito dopo schioccando la lingua. Facilissimo, vero? Se la risposta è no esercitatevi pure con questa consonante [ ǂ ] e quest’altra [ ‼ ] sperando che un giorno non lontano riusciate a saperla anche scrivere. Già, non avete letto male: questi suoni insoliti vengono infatti trascritti usando simboli non alfabetici come ad esempio un punto esclamativo. E, come se non bastasse, anche le parole si scrivono con questi segni. Alcuni esempi li si ritrovano nelle varianti dialettali !xóõ ‡hõã o nel motto del Sudafrica !ke e: ǀxarra ǁke  (Unity In Diversity), scritto in IXam, lingua khoisan ormai estinta.

Badate bene, poi, che le lingue click non sono un’appendice di lingue ancestrali destinate a estinguersi velocemente. La nostra cultura, in realtà, le conosce da tempo. Non ci credete? Prendiamo la famosissima “Pata Pata“, che abbiamo ballato nell’estate di Italia 90; la canzone è di Miriam Makeba, che ha raggiunto il successo con Qongqothwane (The Click Song), rivisitazione della canzone tradizionale dell’etnia xhosa.

Inoltre, se siete curiosi (e se non l’avete ancora visto), potete assaporare la sonorità tipica delle lingue click gustandovi il divertentissimo “Lassù qualcuno è impazzito“, uno dei pochi film arrivati al grande pubblico che permettono di fare conoscere la realtà e la lingua dei boscimani. Chissà che, prendendo spunto dal film, qualcuno di voi non subisca il fascino di questa cultura così “lontana” dal nostro tran-tran quotidiano e decida di partire per un viaggio alla scoperta del Kalahari e delle lingue click. Ogni tanto, io un pensierino ce lo faccio.

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