26 Novembre 2012
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Forse, in questi giorni di notizie lampo dalla Palestina, Egitto e Iran, vi si sta ricreando nella mente l’immagine stereotipata di arabo come persona incivile e violenta. Vero è che dall’inizio della Primavera Araba i notiziari hanno trasmesso immagini e scene inquietanti, a volte persino agghiaccianti, di ciò che accade nei Paesi arabi. Non si può certo negare che esistano differenze sostanziali e nette tra la cultura occidentale e quella araba, ma è giusto sfatare i luoghi comuni sugli arabi.

Innanzitutto,quando si parla di arabi non sempre si parla di musulmani. Sicuramente l’islam è la religione abbracciata da diversi Paesi arabi, ma esistono musulmani anche in India, Cina e Indonesia. Allo stesso modo, in Egitto non tutti gli arabi sono di religione musulmana.

La prima cosa che dovete tenere a mente, quindi, se viaggiate in uno Stato arabo, è che le popolazioni di questi Paesi sono molto spirituali e legate ai propri credo religiosi. Che siano musulmani, cristiani copti o di altra religione, tutti gli arabi sono credenti praticanti al 100%. La quotidianità, infatti, è interamente scandita dai ritmi e dalla tradizione religiosa.

Un esempio su tutti è il periodo di Ramadan (lett. digiuno), che ovviamente gli arabi osservano anche se lavorano nei grandi resort del turismo occidentale. Le donne straniere saranno liberissime di girare in bikini e in pareo, super abbronzate e super scoperte, ma al loro passaggio gli uomini abbasseranno rigorosamente lo sguardo. Gli costerà sicuramente molto sacrificio, ma è quello che va fatto. Nel corso del mese di Ramadan infatti i musulmani praticanti debbono astenersi – dall’alba al tramonto – dal bere, mangiare, fumare e dal praticare attività sessuali. Se viaggiate in un Paese arabo, quindi, tenete sempre a mente che nel mese del digiuno e della purificazione è buona norma non offrire cibi, bevande o alcolici alla popolazione locale, che vedrebbe il vostro comportamento non come una forma di cortesia ma come una semplice istigazione al peccato.

Altro luogo comune da sfatare è la questione del velo. Al di là dei Paesi in cui è obbligatorio, infatti, l’hijab (lett. “protezione, nascondiglio” – questo il vero nome del velo islamico) non è altro che una forma di distinzione sociale non tra uomo e donna – come invece potrebbero pensare i più – ma tra le donne “perbene”, e quelle di facili costumi e di mal affare. L’usanza di indossare il velo non ha infatti origine islamica ma risale a prima che venisse istituita la religione di Maometto, avendo origine dalla tradizione osservata in Mesopotamia e nell’antica Grecia per cui solo le prostitute avevano diritto all’istruzione e a girare “a capo scoperto”, mostrandosi senza alcuna protezione. A pensarci bene anche le nostre nonne portavano un “fazzoletto” in testa, sia che lavorassero i campi o che andassero in chiesa. Non c’era distinzione neanche tra classi sociali: qualcuno lo chiamava fazzoletto, altri foulard. Il velo in realtà, l’abbiamo portato fino a qualche decennio fa anche noi. Ma mentre da noi la donna ha combattuto la sua guerra per ottenere più diritti e sentirsi libera di osare e mostrarsi a testa alta e non coperta, nei Paesi islamici questo passaggio non è (ancora) avvenuto.

Ora che abbiamo fatto chiarezza sul perchè gli arabi (donne e uomini) ci sembrano così diversi da noi, è venuto il momento di capire i comportamenti che non basta analizzare a livello teorico e che, invece, potrebbero crearvi problemi durante la vostra visita a un Paese arabo.

Saluti

Agli arabi piace essere educati, molto educati. Per questo salutano sempre chiunque gli passi davanti aspettandosi, ovviamente, che il saluto venga ricambiato. Voglio dire, non c’è mica bisogno di imparare la lingua locale; basta rispondere al saluto con un gesto, come siamo abituati a fare noi italiani, comunicatori della gestualità. Non preoccupatevi se vedete un arabo che vi viene incontro gesticolando: non vi sta mandando “a quel paese”, vuole semplicemente essere cordiale con voi.

Mercato

Tutti conoscono la passione degli arabi per la contrattazione dei prezzi al mercato. Tuttavia, non pensate di trovare il venditore perfetto stile occidentale. I mercanti qui non indossano giacca e cravatta e la loro priorità non è quella di far contento il cliente. Il loro bisogno è più che altro quello di attaccare bottone a voce alta per attirare l’attenzione degli altri mercanti, più che quella dei clienti. Il loro obiettivo non è infatti quello di tirare su il prezzo più alto possibile ma di mostrare agli altri venditori la propria capacità di “convincere” il cliente ad accettare l’offerta. Per questo motivo la trattazione dura normalmente un po’ di tempo e richiede al cliente una buona dose di pazienza. Se volete visitare uno dei mercati locali, quindi, mettevi l’anima in pace e tenetevi pronti ad affrontare la contrattazione armati di buona volontà e tempo: riuscirete ad avere quello che volete al prezzo che desiderate anche se la situazione potrà sembrarvi pythonesca:

Traffico

Ciò che più inquieta, in realtà, gli occidentali in visita in un Paese arabo è la capacità dei locali di muoversi agevolmente nel traffico con guida a dir poco “estrema”. Dato che il costo del carburante è quasi pari a zero, chi può permettersi un’automobile (che invece costa molto di più che in Europa) gira normalmente a velocità “smodata” per le strade cittadine ed extraurbane che, tuttavia, non si differenziano molto le une dalle altre: la segnaletica orizzontale non è sempre presente e le condizioni dell’asfalto  in città a volte sono simili a quelle delle strade sterrate dei deserti. La sicurezza, inoltre, non è un tema “caro” al mondo arabo. Non di rado capiterà di vedere semafori spenti e incroci superaffollati, dove l’unica regola di precedenza stradale viene dettata dalla velocità con cui si suona il clacson, un po’ come se dovessero prenotare per primi il diritto di svolta e manovra. A ciò si aggiunge il fatto che non esistono norme sulla sicurezza dell’abitacolo: in Egitto, ad esempio il vostro taxi potrà essere un furgone o una station wagon con sedili sostituiti da sofà e poltrone in modo da accogliere più passeggeri possibili (e aumentare così il guadagno per ogni tratta). Schizzando a “tutta birra” per le strade senza rispettare cartelli, regole stradali e norme di sicurezza può diventare un’esperienza traumatizzante per un occidentale. Non abbiate paura, comunque: gli arabi sono molto bravi alla guida e non permetteranno che vi accada niente.

Preghiera

Dato che sono molto religiosi, gli arabi riescono sempre a trovare il tempo per rispettare e svolgere tutti i rituali e le preghiere quotidiane che li impegnano più di 5 volte al giorno. Le preghiere devono essere condotte nei tempi giusti con una purezza rituale e col vestiario appropriato. La purezza rituale si realizza attraverso una serie di operazioni di lavaggi con acqua pulita che devono essere fatti prima della preghiera. Come ci riescono? Si fermano semplicemente e smettono di fare quello che fanno per dedicare se stessi alla preghiera. Non stupitevi, quindi, se durante la vostra vacanza sentite un messaggio all’altoparlante e vedete tutti quanti chiudere i negozi e radunarsi in strada o nelle moschee: non c’è nessun attacco aereo in vista che non è stato annunciato alla popolazione straniera, è solo che è giunta l’ora di pregare.

Acquisto donne

Una pratica molto fastidiosa, almeno per la maggior parte delle donne occidentali, è l’insistenza con cui gli uomini arabi cercano di “comprarci” offrendo centinai di cammelli a qualsiasi uomo ci accompagni durante la villeggiatura. Non importa se state in spiaggia a prendere il sole o siete appena uscite dalla vostra stanza: se piacete a un arabo la sua tenacia non verrà smorzata da un rifiuto vostro o da un secco “no” da parte dei vostri accompagnatori. Continuerà a chiedere ogni volta che vi vede, così che voi siate coscienti della sua dedizione nei vostri confronti. L’unico modo per liberarsi da questo insistente zelo pseudo-romantico è riferire al malcapitato di turno che siete già promesse spose e che il vostro sposo è un uomo molto facoltoso. A quel punto il povero arabo non vedrà altre chance di conquista e getterà la spugna. Tuttavia, la domanda sorge spontanea: pur se qualcuno volesse (e potesse) venderci, ma dove li metteremmo mai tutti i cammelli che offrono per la nostra mano?

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